Difendere l’università e la ricerca vuol dire ridare vigore al ruolo sociale del sapere e della creatività. Significa pensare uno sviluppo economico, sociale e culturale di tipo qualitativo per costruire una società e una cittadinanza in grado di affrontare le sfide del futuro, le sfide dei grandi mutamenti: ambientali, tecnologici, demografici, sanitari, migratori, sociali.
Garantire il diritto allo studio e un’università accessibile a tutte e a tutti rappresenta un investimento strategico per il futuro del nostro paese, non solo un diritto individuale.
Per questo bisogna invertire la rotta, a partire dalle risorse. Negli ultimi anni si sono realizzati continui tagli all’università che, insieme al blocco del turno over, hanno portato a una situazione d’inaudita gravità del nostro sistema: il calo degli immatricolati, il penultimo posto in Europa per numero di laureati, il crollo dei docenti di ruolo e l’impennata del numero dei ricercatori precari. Aspetti che, inevitabilmente, mettono a rischio la tenuta della qualità della didattica universitaria.
Un aumento dei finanziamenti è, dunque, il primo obiettivo da darsi per un’università di qualità. Solo così si potrà garantire il diritto allo studio anche a chi proviene da famiglie meno abbienti: ad oggi infatti, l’Italia risulta uno dei paesi col più basso rapporto tra idonei alla borsa di studio e iscritti all’università. Il nostro è uno dei sistemi più iniqui d’Europa per questa ragione.
Occorre, quindi, riaffermare con forza un’istruzione universitaria che sia effettivamente gratuita: un obiettivo strategico per il paese per rimuovere veramente quelle barriere economiche e sociali, di cui parla l’art. 3 della nostra Costituzione.