La “Buona Scuola”, tanto osannata da Renzi e dal suo governo, in realtà nasconde una serie di aspetti sottovalutati da molti. Elementi che, sin dall’inizio, sono alla base delle proteste che occuparono la discussione, prima e dopo la sua approvazione.
Nello specifico, si sta assistendo a un processo di trasformazione profonda del mondo dell’istruzione. Una scuola che abdica al suo ruolo di educatore della società. Una scuola che si consegna anima e corpo al mercato dell’impazzimento populista e psicosociale del nostro paese. Una scuola che è diventata merce e che dev’essere venduta a un numero sempre più alto di persone. Una scuola che ha fatto del marketing il suo obiettivo principale. Non sorprendono, quindi, le autovalutazioni (RAV) recentemente uscite sui siti dei Licei romani e non solo, previste dalla riforma della scuola.
Avete mai assistito a un Open Day? Sono quei fantastici incontri tra la scuola e le famiglie che devono scegliere dove iscrivere i propri figli. Incontri in cui si vendono pacchetti di proposte didattiche e diversi progetti. Incontri dove ogni scuola è in competizione con ogni altra. Si annullano le scelte in base al territorio di residenza degli alunni, ogni ragionamento sui rapporti sociali esterni viene messo da parte. La scelta della scuola sotto casa viene messa da parte, se non si presenta come la migliore in assoluto tra le offerte pervenute.
È qui il problema: le autovalutazioni rispondono al sentimento esterno, politico, sociale e culturale. Se la presenza di stranieri e disabili può causare meno mercato, si punta a eliminare il problema: per questa ragione, ci si trova di fronte a situazioni in cui i genitori spostano i propri figli da una classe all’altra, in caso di presenza di bambini stranieri o con disabilità. La loro convinzione è che la diversità dei bambini possano essere elementi di disturbo per il percorso didattico del proprio figlio, “genio incompreso”. Una convinzione che sottovaluta il forte impatto sull’educazione emotiva e cognitiva che alcune esperienze possono portare. Matematica, Italiano, scienze e inglese devono essere imparate a memoria e con autorità, mai con sentimento e sviluppo della capacità critica.
Questa legge ha aperto la strada alla distruzione incontrollata del sistema scuola che deve educare i cittadini del futuro: un sistema che sta perdendo sempre di più la possibilità di rispondere alle esigenze collettive e la possibilità di insegnare alle giovani menti cosa significa vivere in una comunità con valori e tradizioni che appartengono a tutti. Per fortuna non tutte le scuole sono degenerate a tal punto; come neanche tutte le famiglie sostengono un tale modello. È da loro dobbiamo ripartire.
Nelle ultime ore, la buona notizia è che, attraverso la contrattazione con i sindacati, si sono potuti mettere in dubbio e iniziare ad abbattere alcuni pilastri della riforma di stampo renziano: come, ad esempio, il bonus del merito, che dava la possibilità ai presidi di avere un maggiore controllo sul comportamento degli insegnanti, e la chiamata diretta. Ancora, però, c’è molta strada da fare per ricostruire il mondo dell’istruzione, come quello dell’università. È per questa ragione che domani parteciperò al flash mob indetto davanti al Liceo romano “Ennio Quirino Visconti” per protestare contro un modello che fa dell’assenza di immigrati, diversamente abili e poveri, un vanto da esporre. L’appuntamento è alle 13 in via del Collegio Romano. Interrompiamo insieme la politica divisoria tra persone di serie A e persone di serie B. Cambiamo insieme le politiche di questo paese. Vi aspetto!